Nell’aikido come nelle altre arti marziali la domanda che più spesso ci si sente ripetere è: “ …ma la tecnica funziona? E buona? E’ efficace? “
I vecchi maestri invariabilmente rispondevano:
“ La tecnica non è buona perchè funziona, ma funziona perchè è buona! “
Con ciò intendendo che, per giungere ad una reale efficacia della tecnica, il presupposto dal quale non è possibile derogare, è che la tecnica stessa debba essere conosciuta, padroneggiata e ripetuta all’infinito.
Solo in questo modo ci si può avvicinare sempre più a quell’ideale di perfezione assoluta che solo alcuni raggiungono.
Ed a quel punto la “ tecnica funziona”.
Questo se vogliamo metterla giù su un piano puramente marziale.
Ma allorquando scopo della tecnica non è la sopraffazione dell’avversario, ma il perfetto taglio del proprio sè, come dicevano gli antichi Maestri di spada, si capisce come la “Via” sia molto più lunga ed ardua.
Sopraffare un avversario, anche il più temibile, può a volte essere incredibilmente facile, ma farlo con il proprio sè lo è altrettanto?
Quante volte durante la pratica dell’aikido come nella vita di tutti i giorni si è realmente capaci di creare un sè che non si contrappone?
Quante volte riusciamo a non entrare in competizione e contrasto con gli altri come con la nostra stessa vita?
Quante volte riusciamo a non lottare ma a fare realmente Aiki?
Quante volte?
Credo che quando riusciremo a "tagliare" una parte sostanziale del nostro ego riusciremo a crearci un sè che non si contrappone.
RispondiEliminaVito.
Bel pezzo, Sal.
RispondiEliminaMauri
ottime osservazioni....
RispondiElimina