Nel nostro dojo si seguono gli insegnamenti del Maestro Tada Hiroshi, IX dan, Direttore Didattico Aikikai Italia e allievo di O'Sensei Ueshiba Morihei.

giovedì 12 aprile 2012

La via…

do

Mi scuso per il non più costante aggiornamento del blog, ma lavoro ed altri impegni stanno portando via molto tempo, non solo al blog ma anche alla pratica  dell’aikido.In lacrime

Nel frattempo, vi rimetto un post inviatomi alcuni giorni addietro da Pasquale,al quale va il mio ringraziamento, per gli interessanti spunti di riflessione che il messaggio propone.

 

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Do: la Via.

Ieri a fine lezione mi son trovato a dare alcune spiegazioni ad un paio di ragazzi molto giovani, venuti per la prima volta allo Shin Bu, che mi facevano domande sull’Aikido. La prima cosa che ho detto è che praticare Aikido è molto diverso che andare in palestra, perché richiede una particolare disciplina, impegno e concentrazione. A questa mia prima risposta, qualcuno dei nostri mi ha detto, scherzando ma non troppo, che stavo facendo del “terrorismo psicologico”. Tornando a casa ho riflettuto un po’ su questa cosa, ripensando al perché avevo dato quel genere di risposta e se non avesse a che fare soprattutto con il mio particolare modo di vedere la pratica. In realtà poco prima durante la lezione, avevo praticato con un ragazzo altrettanto giovane che mi dava l’impressione di non impegnarsi più di tanto, girava spesso la testa per guardare da qualche altra parte, mi sembrava poco presente o poco interessato. Può darsi che si sia trattato solo della mia impressione, e che quello fosse solo il suo modo di praticare, che dipende molto da come ognuno di noi è caratterialmente. In ogni caso credo che la mia risposta alla domanda dei ragazzi sull’aikido sia stata abbastanza influenzata da questa esperienza. Mi sono chiesto comunque perché nella nostra società moderna e civilizzata, concetti come disciplina, impegno e concentrazione siano visti nel migliore dei casi come robe vecchie ed anacronistiche, e nel peggiore come “terrorismo psicologico”. Alla ricerca di una risposta ho riletto alcuni passaggi di un bellissimo libro di Dave Lowry, “Lo spirito delle arti marziali”. Lowry è un esperto di arti marziali e di calligrafia giapponese, e nel suo libro analizza il significato dei kanji di alcuni concetti tipici delle arti marziali tradizionali (budo). A proposito del concetto di Do (Via) dice: “La Via è un viaggio della mente, dello spirito e, alla fine, anche dell’anima…Nel pennello del calligrafo, Do è un carattere composto. I tratti che indicano “principale” o “fondamentale” sono uniti a quelli del radicale che significa “movimento”. Perciò Do vuol dire “strada importante”, una Via da seguire in armonia e sintonia con le vicissitudini che l’universo suggerisce, un sentiero lungo il quale scoprire l’unicità degli elementi della vita nell’universo. In questo senso, le tracce della Via sono molto antiche. Essa prese per la prima volta forma quando un individuo cominciò un’attività con la consapevolezza di spingersi oltre il puro utilitarismo e di superare le restrizioni dell’ego. Significa fare una cosa non per il suo risultato, bensì impegnarsi perché compiere questo atto ci libera dalle costrizioni del nostro io limitato: il narcisismo, l’egocentrismo, le preoccupazioni indotte dai timori, dai problemi e dai dubbi che rendono più misera la nostra vita quotidiana. La Via ci attira nel luogo in cui domina il nostro io potenziale: l’autorealizzazione, l’autocoltivazione e l’autoperfezione… Un individuo che inizia a percorrere la Via marziale dev’essere coraggioso e virtuoso, deve possedere senso dell’impegno e sensibilità nei confronti del passato. Nonostante debba avere questi lodevoli tratti caratteristici, l’aspirante bugeisha possiederà anche incertezze interiori, compreso il sospetto di aver perso qualcosa nella propria esistenza, qualcosa di vitale. E’ per questa ragione che intraprende il cammino che lo porterà alla sua misteriosa destinazione. Lo farà nonostante gli altri gli facciano notare che la Via è una pratica ingenua, fuori moda o idealistica. Prosegue nel cammino perché sa che altri ci sono passati prima di lui, perché l’immutabile direzione della Via lo attrae e lo chiama. Va avanti perché si sente costretto a farlo. Ha iniziato il viaggio di una vita perché è convinto che, come rivela il kanji per Do, questa è la strada principale che deve percorrere. Tale Via è l’unica che lo potrà portare ad un luogo degno di essere raggiunto.”

Pasquale.

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