Nel nostro dojo si seguono gli insegnamenti del Maestro Tada Hiroshi, IX dan, Direttore Didattico Aikikai Italia e allievo di O'Sensei Ueshiba Morihei.

sabato 31 dicembre 2011

Gli auguri di tutto lo Shin Bu Dojo e… di Francesco Pastore

 

pastore

Scusatemi, ma alla battuta non ho saputo rinunciare !Sorriso

Scherzi a parte,  il post che segue interpreta pienamente  i sentimenti con cui noi dello S.B.D. ci facciamo e vi facciamo gli auguri di

Buon Anno

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Auguri

di Francesco Pastore

Un altro anno sta per terminare.

Per quanto mi riguarda il 2011 è stato fantastico e mi ha portato solo cose belle, merito forse del rituale del misogi fatto a gennaio, chi lo sa....

Per il futuro sono molto ottimista e le mie preghiere sono per quelle persone che non hanno avuto le mie fortune e le mie possibilità ma anche per chi, pur avendo tutto, non ha ancora trovato la propria strada o non ha chiaro il proprio cammino.

Spero che possano trovare la vera forza e che la loro volontà sia inarrestabile e travolgente come uno tsunami.

Auguro a tutti di concludere quest'anno alla grande e di iniziare quello nuovo ancora meglio ;)

giovedì 29 dicembre 2011

Ritorno al dojo

 

ritorno

La riscoperta della pratica

di Piero Romita

Sono ritornato a praticare aikido dopo undici anni, periodo sufficiente a qualche bravo praticante ad acquisire almeno il II dan. Dopo i primi vigorosi e vogliosi allenamenti ho dovuto fare i conti con il mio corpo, uno dei miei maestri. La pratica, per quanto rituale, mette in movimento diverse decine di chili di masse mortali. Tendini, muscoli, cartillagini pretendono di affermarsi e di elevarsi a coscienza e lo fanno servendosi della nostra consapevolezza attraverso il dolore. E già, la pratica ci svela mille realtà nascoste, dolori che svelano la presenza di parti del nostro corpo che appartenevano alla dimensione del nulla. Perché sopportare tutto questo? Naturalmente perché l'ebbrezza che si prova a staccarsi un attimo da terra, a rotolare e a ritrovarsi in piedi un secondo dopo fa dimenticare il corpo. In qualche attimo il corpo perde peso, sostanza, diventa eterico. Il vuoto pervade la coscienza lasciando intendere la presenza di una realtà più vasta. Momenti, si, solo momenti, ma che momenti. Che dire poi del partner, mistero non meno evidente. Massa animata, misteriosa, dalla traiettoria indefinita che magicamente si fonde in un movimento comune al tuo movimento.......... Non so come avvenga e non mi interessa più di tanto ma quando l'aiki si realizza tra due praticanti..........

mercoledì 28 dicembre 2011

La paura del guerriero

 

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IL VERO GUERRIERO

di Jacqueline Gentile

L'articolo del Maestro Ruta mi ha fornito uno spunto per alcune riflessioni a proposito delle emozioni “bistrattate” da noi esseri umani, in particolare sulla paura sulla quale spesso impera un manto intriso di vergogna e di giudizio.

In linea generale, le emozioni sono degli indicatori utili alla nostra sopravvivenza pertanto interrompere il contatto con esse porta come prima, immediata e disastrosa conseguenza l’incapacità di agire in modo adeguato al contesto in cui ci si viene a trovare.

La paura, infatti, ha un elevato valore funzionale: se la “ascoltiamo”, siamo allenati a distinguere una situazione pericolosa e, quindi, siamo anche in grado di fare fronte ad essa.

Nel caso contrario, bloccando la paura, siamo più esposti perché non avvertiamo il campanello di allarme che ci mette all’erta.

Dietro quello che può apparire un paradosso, si cela una verità che appare banale nella sua semplicità e cioè che diventiamo capaci di utilizzare uno strumento solo se familiarizziamo con esso, se impariamo a riconoscerlo e se ci alleniamo a “maneggiarlo”.

Tutte le cose messe “sotto il tappeto” diventano un potenziale di distruttività: se manchiamo di dimestichezza con la paura (come con le altre emozioni in genere) può accadere che cadiamo vittime di essa. Un valido esempio di questa disfunzione è costituito dalle fobie e dalle ansie che condizionano pesantemente l'esistenza di molte persone fino a bloccarla in una trappola di timori “irrazionali” che limitano la libertà di vivere. Si tratta della cosiddetta paura della paura che tesse, nella mente umana, una rete fatta di proiezioni catastrofiche, scenari disastrosi, oscillazioni dubbiose a elevato potere imprigionante.

Allo stesso modo, se abbiamo bandito la paura dal nostro sentire emozionale, la corteggeremo, in modo inconsapevole, lanciandoci in situazioni ad alto azzardo (correre in moto o in auto, praticare sport estremi etc) allo scopo di provare sulla pelle - grazie a un evento esterno - quei “brividi” adrenergici che nella quotidianità abbiamo negato a noi stessi. La soglia di sensibilità si alza quindi è necessario uno stimolo più intenso al fine di “sentire qualcosa”.

A causa del nostro vissuto personale, dell’educazione ricevuta e dei condizionamenti sociali, abbiamo imparato a tabuizzare la paura rendendola un’emozione di cui vergognarci. A ben guardare, la vergogna è anch'essa una paura, per l'esattezza è la paura del giudizio. Anche qui si scova una stravaganza: reprimiamo la paura per renderci forti e invincibili all'occhio esterno che ci rimira ma per realizzare questo... obbediamo a una paura!

Pertanto, la figura del “cavaliere senza macchia e senza paura” incastonata nell'immaginario umano quale emblema del coraggio, di colui che agisce senza esitazione alcuna, virtuoso e privo di fragilità, è stata erta sul piedistallo dell'equivoco.

È indiscutibile che il coraggio sia una nobile virtù; il suo significato è infatti agire con il cuore vale a dire in modo autentico e quest'accezione mal si accosta all'eroe impavido che si lancia nelle gloriose imprese con lo scudo che fa da barriera innanzitutto ai suoi moti d'animo.

Alla luce di queste considerazioni, il vero guerriero è colui che ha il coraggio di guardare a se stesso così com'è, di accettarsi nella sua personale verità senza nascondersi dietro un'immagine di sé vincente che esalta l'ego e crea una corazza disumana che scaraventa lontano dalla propria essenza, in un universo arido (e visionario) da cui le emozioni più tenere sono avulse.

Il vero guerriero commette errori e sa riconoscerli, sa scusarsi se crea ferite agli altri, è in grado di piangere e di mostrarsi fragile, riconosce i suoi limiti e, soprattutto, ha fatto della paura una preziosa alleata, schierata dalla sua parte e non un nemico da sconfiggere o, ancor peggio, un fantasma che aleggia nel suo animo e di cui è inconsapevole ma l'eco delle catene spettrali risuona comunque in ogni sua azione.

sabato 24 dicembre 2011

Buon natale

Buon Natale, con il sincero augurio di una festa che vi scaldi il cuore.

Parola di Maestro, A Natale tutti dobbiamo essere più buoni

" Siamo figli di Dio,
ciascuno di noi è un tempio vivente. Non siamo mai separati dal Divino, nè mai potremmo eserlo. Per essere divini, non dobbiamo mai lasciarci coinvolgere in scontri o controversie. Siamo qui per mettere ordine nelle cose, non per complicarle.
Dobbiamo lavorare insieme, non fare affidamento sulle attitudini aggressive o sui metodi violenti del passato. Ciascun individuo deve innanzitutto lavorare da solo per migliorare se stesso. Disponetevi al centro del cielo e terra: inchinatevi con rispetto e gratitudine e osservate la bellezza intorno a voi. In tal modo, tutte le vostre azioni diventeranno un'offerta fatta al divino."
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Morihei Ueshiba,tratto da. "Il cuore dell'aikido" - Edizioni mediterranee; pag 78.

venerdì 23 dicembre 2011

Tutti al mare!

 

mare

No, non sono impazzito.

La mattina del 3 gennaio tradizionale rito del misogi, al mare come l'anno scorso.

Ci si vede alle ore  07.30 dojo.

Dopo il misogi, si torna al dojo e, come secondo rito propiziatorio per il nuovo anno, si fanno diecimila shomen, che andranno divisi in tre “ seigan “ .* ( prima fase 3000 shomen, seconda fase altri 3000 shomen e tirata finale di 4000 ).

Alla fine, sempre ammesso che abbiate ancora la forza di portare le mani alla bocca Triste, si pranza tutti assieme, portando ognuno qualcosa.

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* seigan: prove atte a forgiare lo spirito, eseguite nel Giappone feudale, il cui superamento era necessario per accedere a gradi importanti o titoli onorifici.

Dimostrando di essere in grado di superare un “ piccolo inferno “, si dimostrava di aver titolo a conseguire il riconoscimento in oggetto.

mercoledì 21 dicembre 2011

Natale con…….ukemi !

Allenamento sotto l'albero

Il Maestro Ruta è disponibile per una sessione di allenamento il 24 dicembre, a condizione che sia presente un numero adeguato di praticanti. Fatevi vivi.
Beninteso, se date la disponibilità ad allenarvi,poi DOVETE venire!

lunedì 19 dicembre 2011

First question

 

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   Domanda :

    Maestro, avrei una domanda. Ero e sono curioso di sapere qualcosa in merito al significato, alla simbologia e all'utilizzo di Torifune. Sicuro che saprai darmi e darci una risposta esaustiva, ti ringrazio per questto e per tutto il resto.
Yoroshiku onegaishimasu!

Fabio “ Empi “ D’Abramo

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Risponde il M° Ruta:

Il torifune è una pratica tradizionale shintoista che mima l'atto di remare su una barca. Il senso è quello di guidare un vascello celeste che si sposta nel cielo andando verso il Divino. Si fanno tre ripetizioni partendo con la gamba sinistra avanzata e alternando con il movimento vibrazionale del furutama. Ad ogni ripetizione ci si collega ad un aspetto dell'Universo. Per esempio alla Forza, all'Amore e all'Intelligenza Divina. Se un cristiano volesse unire la pratica del torifune con la propria coscienza religiosa, potrebbe unirsi alla Trinità: la prima volta allo Spirito Santo, la seconda al Figlio e la terza al Padre. Naturalmente si tratta di un tipo di esercizio spirituale che contiene in sé molteplici e profondi significati come tutte le pratiche esoteriche. Tutto l'Aikido è intriso di profonde valenze spirituali che non tutti comprendono.

Un aneddoto a tal proposito: una volta un allievo a fine lezione andò dal Maestro H. Tada dicendogli: “maestro, stamani lei si è confuso è ha fatto tre ripetizioni invece di due!” Posso immaginare la faccia stupita del maestro che ci ha raccontato, ridendo, questo episodio paradossale. Il poverino non riusciva assolutamente ad immaginare che il maestro non stesse sbagliando, perché per lui era inconcepibile fare un movimento squilibrato da un lato visto che la sua ottica era solo ginnica-difensiva.

venerdì 16 dicembre 2011

Un sè che non si contrappone

ONDE THETA( La foto di questa stupenda scultura, trovata in rete, è liberamente disponibile.Complimenti alla persona ( a me sconosciuta ) che la ha realizzata ).

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A chi ha seguito l’ultimo stage di Roma del M° Tada, non sarà certamente sfuggito il concetto più volte ripetuto del “ non contrapporsi “.

Non contrapporsi ad uke, alla vita ed alle sue difficoltà, alle malattie o a tutto ciò che ci risulta sgradito.

Se questo è un concetto difficile da digerire nella vita di tutti i giorni, ancora di più lo è per la pratica di un’arte marziale.

Il primato dell’Aikido, inteso come Via che permea tutta l’esistenza del praticante, balza allora in tutta evidenza.

Ecco quindi un breve post del M° Ruta sull’argomento:

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BREVE INVITO ALLA PRATICA DELL'AIKIDO

Nella pratica dell' aikido occorre non opporsi all'attacco - inteso sia come uke, che come la sua intenzione aggressiva – ma unirsi ad esso.

Agli occhi di un principiante o di un inesperto tutto questo sembra assurdo perché nella concezione comune si è convinti che occorra contrastare l'avversario, vincerlo, sottometterlo.

L'errore in questa visione è l'idea che l'altro, uke, il nemico, l'aggressore siano fuori di noi e siano “cattivi” (ciò sottintende che noi, invece, siamo buoni e giusti).

Questa è però una falsa prospettiva perché tutto quello che ci contrasta e ci da fastidio (dal nemico dichiarato, al politico del fronte opposto, alla malattia che ci disturba) sono una proiezione esteriore del nostro mondo interiore.

Nella psicologia ciò è definito “proiezione” (cioè traferire su di un altro le nostre ombre personali).

Nel cristianesimo “guardare la pagliuzza nell'occhio del prossimo invece che la trave conficcata nel nostro”.

Si tratta in altri termini di prendersi la responsabilità della nostra vita e delle nostre scelte piuttosto che accusare il mondo per la nostra insoddisfazione.

Come fare ciò?

Beh è semplice: venite a praticare l'aikido!!!!

F. Ruta

Buon Baratto! Buon Natale!

settimanadelbaratto

Su segnalazione di Giuseppe Romito vi ricordo questa simpatica iniziativa alla quale partecipano alcuni nostri amici del dojo:

PIAZZA DEL BARATTO

Domenica 18 dicembre 2011, ore 10.30 / 13.00
Ingresso principale Parco 2 Giugno, viale Einaudi, Bari

seguendo questo link troverete tutte le indicazioni.

giovedì 15 dicembre 2011

Deborah…con l’acca! :-)

commento

Il post che segue è il commento di Deborah ad un post precedente (  “Maestro, permetti un paio, anzi 11 domande?" ).

Ho voluto passarlo in “ prima  pagina“ perché da esso traspare  tanta freschezza, passione e sincerità.

Meritava una attenzione diversa. Sorriso

Grazie, Deborah.

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Bellissima questa intervista! ^^

Maestro ti ringrazio per gli insegnamenti che mi/ci dai tutti i giorni con TAAAANTA PAZIENZA!...

Parlando di me sono sempre stata affascinata dalla cultura giapponese in generale e sono sempre stata curiosa, anzi ho sempre desiderato sentirla sulla mia pelle.

Casualmente pochi mesi fa feci una ricerca sull'Aikido, solo perché avevo intenzione di portare qualcosa di diverso ai miei esami di stato.

Alla fine tra le tante ricerche effettuate ne sono rimasta affascinata ed ero perfettamente consapevole che "sapere" superficialmente il significato di AI-KI-DO non mi avrebbe portato a niente (come a dire: si le so tradurre e mò, che me ne faccio se effettivamente non ne so "niente"?)...

Il tipico "SAPER DI NON SAPERE" di Socrate. A quel punto ho deciso di voler veramente comprendere i veri e propri significati e magari farne tesoro...farli miei!

D'altra parte sono sempre stata una ragazza schietta, decisa ecc...ma ultimamente mi sono persa da qualche parte a causa di vari motivi (che non vi sto ad elencare), infatti mi sono sentita abbastanza debole e non ho avuto la capacità di reagire...e anche questo è stato uno dei miei tanti motivi per cui sono venuta a rompere le scatole a tutti voi, non solo per una questione di "voler conoscere", ma anche per una questione di riuscire a ritrovare me stessa, creare un equilibrio e magari "raddrizzarmi il cervello!" ahahah...

Quindi ringrazio tutti voi di trasmettermi questa vostra passione, e insegnarmela sempre con il sorriso ogni giorno!

PS: Cavolo mi sembra una confessione! Scusate per la lunghezza del commento anche se ad alcuni di voi penso non importi granché,  ma per me questo è importante! ahahahah!

GOMEN! ^^

By Deborah

mercoledì 14 dicembre 2011

Auguri Maestro

Al M° Hiroshi Tada gli auguri di tutti i componenti dello Shin Bu Dojo.
Con affetto, buon compleanno, Maestro.

Auguri a Marco e Fabio

Ai nostri amici cari auguri di buon compleanno.
Purtroppo per quel che riguarda Fabio sono sfornito di video, ma per quanto riguarda Marco....beh! ...Ne ho uno dal quale traspare tutta la sua pacata compostezza.

martedì 13 dicembre 2011

Il ciliegio del sedicesimo giorno

 

 

Japan gerden

In Giappone c'è una leggenda legata ad un vecchissimo ciliegio che si trova a Wakegori. Quest'albero è conosciuto da tutti come "Jiu-Roku-Zakura" (il ciliegio del sedicesimo giorno) a causa della sua particolarissima fioritura che, ogni anno, arriva puntuale il sedicesimo giorno del primo mese dell'antico calendario lunare e termina al calare del giorno stesso.
Dietro questa fioritura, unica nel suo genere poiché i ciliegi normalmente fioriscono in primavera e non nel periodo del Grande Freddo, si cela la triste storia di un samurai di Iyo:
Il "Jiu-Roku-Zakura", infatti, inizialmente era un comune ciliegio senza alcuna caratteristica particolare, un ciliegio che cresceva da diverse generazioni nel giardino di quel samurai. Da più di cento anni gli abitanti di quella casa appendevano ai suoi rami strisce colorate con versi di buon augurio;lo stesso samurai aveva trascorso sotto le fronde di quell'albero interminabili ore della sua giovinezza, e sotto gli stessi rami era cresciuto e invecchiato, e sembrava che sotto quei rami la sua vita non avesse mai fine, poiché ad uno ad uno l'uomo vide morire tutti i suoi cari, tutti i suoi figli, fino al giorno in cui si rese conto di non avere nient'altro al mondo oltre il suo ciliegio.
Ma un'estate, improvvisamente, anche l'albero morì, lasciando un incolmabile vuoto nel cuore del vecchio samurai.
Dei vicini tentarono di colmare quel vuoto piantando nel giardino dell'uomo un ciliegio bello e giovane, ma il cuore del samurai continuava ad essere colmo di sofferenza.
Questa triste situazione andò avanti per molto tempo, ma un giorno, e precisamente il sedicesimo giorno del primo mese, l'uomo si ricordò improvvisamente di un modo con cui era possibile salvare una creatura morente: "Migawari ni tatsu", ossia "operare una sostituzione", chiedere agli Dei di scambiare la propria vita con la sua. Immediatamente corse in giardino, si inchinò davanti all'albero avvizzito e disse "Degnati, te ne prego, di fiorire ancora, perché sto per morire al posto tuo".
A quel punto il vecchio samurai distese sul terreno dei mantelli, vi si sedette e, senza esitazioni, fece seppuku. Nello stesso istante in cui la lama gli trapassava il ventre, la vita e lo spirito dell'uomo si trasferirono nell'albero e gli permisero di rinascere e di rifiorire in tutta la sua bellezza.
Da allora ogni anno, il sedicesimo giorno del primo mese, mentre in Giappone regnano il freddo e la neve, il Jiu-roku-zakura fiorisce, facendo conoscere al mondo la generosità di un samurai capace di donare la propria vita pur di vedere ancora quei fiori.

….

Segnalato da Fabio, su facebook.

Grazie, molto bello.

Do you have any question?

Il guerriero e la paura

samurai

Ieri sera durante la lezione il M° Ruta si dilungava a parlare di un argomento spinoso come la paura.

Paura che può essere fattore limitante, ma anche di crescita nella formazione dell’individuo.

Vi pareva che mi sarei perso l’occasione di stuzzicare Fabrizio sensei sull’argomento?

Ma neanche per sogno!

Quello che segue è il risultato dell’ultima “ provocazione “ .

Grazie, Fabrizio

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LE EMOZIONI NELLE ARTI MARZIALI

Normalmente nel mondo delle arti marziali il tema delle emozioni tout-court è tabù, non se ne parla quasi per niente. Anzi appartenendo, le emozioni, al mondo interiore e femminile e mostrando il lato delicato degli esseri umani, esse sono bandite e viste con sospetto. Gli uomini che hanno scelto Marte come loro Nume protettore, non si lamentano, non piangono, sono instancabili, pieni di energia con muscoli scattanti, coraggiosi, irrequieti, poco inclini alla riflessione, in una parola: sono fatti di ferro. Solo una sana aggressività è concessa a questi guerrieri marziani. Il mondo femminile, yin, morbido, sensibile è relegato alle rare pause e al riposo del guerriero tra una battaglia e l'altra. E le emozioni? Sono inutili anzi perniciose, perché indeboliscono lo spirito guerriero e portano dubbi e debolezza nell'animo umano (maschile).

La gioia si mostra raramente sul loro volto, se non quando superano difficili prove e dure battaglie, risultando alfine vincitori. I visi appaiono piuttosto contratti in smorfie, pieni di tensione e sfida. Di certo non possono sorridere al loro avversario-nemico rischiando di essere fraintesi mostrando umanità e fratellanza.

Un guerriero non può neanche essere triste, egli non ha tempo per questo sentimento pericoloso perché toglie nerbo e potenza, fa nascere dubbi e incertezze, rende morbidi e teneri...

Ma, tra tutte le emozioni quella che, in questo mondo avventuroso e vulcanico, fa più paura è la... paura stessa!!!

I “veri uomini” non provano paura, né la devono provare.

Il paradosso, che sfiora il ridicolo, è proprio il non notare che negando a se stessi questa emozioni, essi (gli uomini di ferro) mostrano inconsciamente quanto sono paurosi.

Affrontare il nemico sul campo di battaglia, rischiare la vita, uccidere oppure al contrario, sanguinare e ferirsi, non crea timore nel cuore pulsante del seguace di Marte, anzi egli ricerca il rischio e ama “prendere il toro per le corna”.

Ma questi cavalieri, per l'appunto “senza macchia e senza paura”, non osano mai addentrarsi nei territori sconosciuti del loro regno interiore.

Le emozioni, l'inconscio, l'anima, i delicati spazi interiori, le lacrime, le coccole sono roba da femmine anzi, da femminucce.

Con quanto sospetto sono visti gli intellettuali e i meditatori, e con quanti sguardi di disprezzo viene accolta la tenerezza, la compassione, la dolcezza, la stanchezza.

Questi combattenti amanti delle bistecche al sangue, dovrebbero rivolgere tutto il loro indubbio coraggio verso il drago che vive in loro, guardando le proprie paure direttamente negli occhi, invece che prendere in giro con sospetta spavalderia coloro che si accostano al mondo femminile della propria anima.

Solo allora avrà inizio la vera guerra, quella santa come indicato nel Corano o intuito dai crociati alla ricerca del Graal.

Solo nelle profondità del proprio cuore ha luogo l'unica vera battaglia che conta, alla fine della quale l'uomo diventa integro riconnettendo in lui l'uomo e la donna, il cielo e la terra, l'azione esteriore e il sentire interiore e così facendo, per la prima volta, egli vince veramente.

Fabrizio Ruta

domenica 11 dicembre 2011

Io direi che siamo partiti bene !

Qui di seguito le statistiche riferite agli accessi  conteggiati a partire dal 06.12.2011, giorno in cui siamo passati al nuovo blog.
In Olanda c'è Andrea, Valentina da U.K., ma Germania,U.S.A e Russia mi sorprendono.
Mi piacerebbe pure sapere, chi ci segue dal Giappone?
Ad ogni modo questi sono i numeri rapportati a cinque giorni.
:-)


Italy
...615
United States...
25
Germany
...10
Russia
...6
United Kingdom...
4
Netherlands...
3
Switzerland...
2
Japan
...2
Brazil
...1
Greece
...1



venerdì 9 dicembre 2011

Jūtaijutsu allo SBD

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Scuola Yoshin Ryu di Jutaijutsu di Torino
e
Shin Bu Dojo di Aikido di Bari
presentano:
研修会 KENSHŪKAI PER NEOFITI - BARI Domenica 11 Dicembre 2011 - dalle 9:00 alle 17:00

Grazie alla preziosa attività del nostro Alessandro Alboreto, il nostro dojo offrirà i suoi spazi per un evento unico.
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UN IMPERDIBILE APPUNTAMENTO DI INIZIAZIONE AL JŪTAIJUTSU, PER LA PRIMA VOLTA IN PUGLIA!
Il Kenshūkai si terrà presso lo Shin-Bu Dojo, a Bari: per parteciparvi è sufficiente disporre di un Keikogi bianco o di una tuta ginnica; eventuale altro materiale di pratica verrà fornito dall'organizzazione.
Lo stage è adatto a tutti: sia a chi ha già avuto esperienze nell'ambito delle Arti Marziali, sia a chi si approccia a queste discipline per la prima volta. Non è richiesta una particolare condizione fisica.
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Per informazioni maggiori
( sarete indirizzati alla pagina che contiene tutte le indicazioni necessarie per partecipare e saperne di più sul Jūtaijutsu),
oppure
chiedere direttamente al nostro Ale Occhiolino.
Mi sembra superfluo l’invito a non lasciavi scappare una simile occasione.

Maestro, permetti un paio, anzi 11 domande?

Quella che segue  è una chiaccherata tra me ( solito rompiscatole ) e Fabrizio.
Con un veloce scambio di battute ripercorriamo trenta anni di pratica del M° Ruta.

Ringraziandolo per la simpatica disponibilità non posso non notare la freschezza  e la simpatia delle risposte.

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1— Dopo 30 aa. cosa resta dell' aikido di O' Sensei? Cosa è cambiato? 
 
Bella domanda! Non lo so perchè non ho mai visto O'Sensei!!! Probabilmente in alcuni maestri sono rimasti impressi lo spirito del Fondatore, l'atmosfera che creava durante gli allenamenti, il modo speciale in cui si muoveva... L' aikido non è nato per essere una struttura fissa inamovibile ma per adattarsi al nuovo che arriva. Credo che sia cambiato il modo di rapportarsi degli insegnanti rispetto agli allievi, la presenza di un minor rigore, meno durezza, la contaminazione con altre arti; per esempio dall' aikido è nata una danza che si chiama contact dance. Oggi c'è più morbidezza, molte donne sono attratte dalla nostra arte, l' aikido viene spesso studiato nel teatro, ne sono attratte persone interessate al proprio sviluppo interiore piuttosto che all'idea dell'autodifesa che, per inciso, nasce solo in una mente aggressiva e paurosa
.


2— Tada—Juku, cosa è? Cosa contiene del messaggio originario del fondatore ed in cosa lo supera, se lo supera?

Il Tada juku dovrebbe essere l'insieme dei dojo che seguono l'insegnamento del nostro Direttore didattico, il M° H. Tada. Credo che contenga tutti gli insegnamenti originali del Fondatore resi però in maniera più semplice e accessibile a noi uomini moderni. Il maestro Tada ha utilizzato moltissimo gli insegnamenti di Nakamura Tempu, il fondatore dello shin-shin toitsu do, per rendere più accessibili i principi dell'aikido. La verità è la verità e, se è tale, non può essere superata, né migliorata.



3—  Rimpiangi qualcosa dell' Aikido di 30 anni fa?


No assolutamente niente tranne i miei capelli neri...

4— Siamo nel terzo millennio,ha senso definire ancora l' aikido come una arte marziale e pubblicizzarlo come arte di autodifesa?


Ognuno é libero di pubblicizzare l' aikido come vuole. Seguendo gli insegnamenti del maestro Tada credo che andrebbe meglio il termine “Arte cavalleresca” o “yoga marziale”.
L' akido si può utilizzare come tecnica di difesa ma è una via sacra di auto-conoscenza. Limitarla ad una difesa o ad uno sport è come utilizzare di una Ferrari solo i sedili per appoggiare il culo



5— L'allievo ideale? Quello che non lo è?


La risposta naturalmente cambia per ogni insegnante. Per me non esiste l'allievo ideale perché avere degli allievi che piacciono è un bisogno del proprio ego. Possiamo però parlare del praticante ideale che è quello che si innamora dell' aikido e lo porta nel proprio cuore anche fuori dal tatami. Naturalmente io ho simpatie e antipatie che sono però un mio limite e non hanno nulla a che vedere con l'allievo. Volendo però rispondere in maniera generalizzata credo che l'allievo ideale è quello che supera il proprio maestro.




6— Detto mai a qualcuno:"cambia,non è per te?"


No perché ho molta fiducia nell'essere umano, anche il più disgraziato (e ne ho visti tanti!!!). Però l'ho pensato e, a volte, sbagliando in maniera colossale.

7— Il tuo punto forte nell'insegnamento?


Mi piace insegnare e cerco sempre di trovare nuove metafore per spiegare vecchi concetti. Mi piace l' aikido e credo di trasmettere questa passione. Negli anni ho fatto esperienze molto lontane dalla nostra arte che mi hanno arricchito e porto dentro il mio insegnamento. I miei punti forti sono la contaminazione, la creatività, l'autoironia e l'aver avuto come maestro un uomo eccezionale, H. Tada sensei.



8— Quello debole?


A volte mi annoio ad insegnare!!! Come sempre forza e debolezza si incontrano e dormono nello stesso letto. Poi a volte parlo troppo e mi compiaccio di quello che dico.



9— Cosa ti piace dei tuoi allievi?


La loro dedizione a questa arte. Quando fanno domande e sono curiosi. Quando guardano con amore il M° Tada.

10— Cosa non sopporti di loro?


Quando indossano un gi sporco.



11— Il tuo Dojo, inteso come gruppo di incontro e pratica, è come lo desideravi?


Non ho mai avuto un idea chiara nel passato ma a 25 anni lo pensavo diversamente. L'insieme delle persone che praticano nel nostro dojo sono splendide e sono la vera anima dello shinbu. Io sono onorato di essere il loro insegnante di aikido e di imparare da loro. Sento l'affetto dei miei allievi e questo mi nutre e commuove profondamente.

giovedì 8 dicembre 2011

Il Reigi ovvero l'etichetta del dojo


La nostra Associazione viene definita come Associazione di Cultura Giapponese.
L'insegnamento dell' Aikido viene inteso come un mezzo per avvicinarci  a cultura, tradizioni, consuetudini, storia e costumi giapponesi.
Viene quindi ovvio pensare che la vita di un dojo   si allinei a queste tradizioni.
Ogni anno con l'inizio delle lezioni proponiamo un post in merito, a vantaggio dei nuovi arrivati.
Dietro quello che potrebbe sembrare uno sterile e freddo elenco di formalismi, troviamo invece il palpito di una cultura millenaria che ha saputo sopravvivere fino ai giorni nostri.
Molte delle regole di questo galateo a noi occidentali sembrano obsolete ed assurde.
Non bisogna però dimenticare che queste regole nascevano in anni in cui la più veloce via per risolvere le dispute tra singoli era la spada.
Ma nascevano anche in tempi in cui il lato spirituale e filosofico della vita era molto più curato.
In un'epoca come quella attuale in cui il sè forte, vincente e superiore è visto come forma di civiltà e modernità, forse ritrovare il rispetto delle regole sarebbe cosa auspicabile.
Vi posto quindi un vecchio post del M° Ruta con una breve esposizione di quelle che sono alcune delle regole che regolano la vita di un dojo.

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La parola reigi in giapponese riunisce in sé i concetti di educazione, cortesia, gerarchia, rispetto reciproco, gratitudine verso il maestro e i propri partner di allenamento.
Così come nella società, nella famiglia e in ogni altro aspetto della vita ci sono regole, nel Budo (via delle arti marziali) c’è una gerarchia naturale dettata dal sapere, dalla maturità ed è quella che distingue il maestro dai discepoli e i sempai (allievi anziani) dai kohai (allievi giovani).
Nel dojo (luogo dove si allena il corpo, la mente e lo spirito), il rispetto verso le regole non deve nascere dal formalismo, dal moralismo, dalla passiva accettazione di regole “sociali”, dalla voglia di essere accettati e integrati nel gruppo ma è bene che il comportamento, col tempo, divenga spontaneo e provenga dal cuore altrimenti seguire le “giuste” regole, sarà solo apparenza e falsità.
Per i suddetti motivi, non ho mai amato mettere per iscritto regole di comportamento nel nostro dojo. In ogni caso, voglio avere fiducia che tutti voi comprendiate lo spirito delle norme sotto elencate. Potremmo considerarle come “suggerimenti provvisori” in attesa che esse scaturiscano spontaneamente dal cuore di ogni allievo.
1) Si arriva nel dojo prima dell’inizio della lezione. Chi arriva in ritardo non potrà partecipare alla lezione a meno di aver ricevuto il permesso preventivo dal maestro.
2) Salendo e scendendo dal tatami si esegue un inchino verso lo shomen (parete principale sulla quale è esposta la foto del Fondatore).
3) Durante la pratica è permesso indossare solo il gi e l’hakama. Le donne possono indossare sotto la giacca del gi una maglietta bianca.
4) Prima di lasciare lo spogliatoio si spegne il cellulare e ci si toglie monili, orologi, collanine, ecc.
5) Curare attentamente l’igiene personale e quella dell’uniforme. In particolare. portare sempre le unghie (di mani e piedi) corte e lavarsi i piedi prima di salire sul tatami.
6) Alla fine del primo saluto il maestro e gli allievi insieme pronunciano ad alta voce “onegaeshimasu”.
7) Durante la spiegazione delle tecniche ci si allinea in seiza (seduti in ginocchio sui talloni) per ascoltare gli insegnamenti in silenzio.
8) In generale, durante la lezione si rispetta il silenzio evitando di dire cose inutili.
9) Quando occorre riordinarsi il gi o l’obi (la cintura) si dice al partner sumimasen (scusa), ci si rivolge verso l’esterno del tatami - mai verso lo shomen - e ci si sistema nel più breve tempo possibile.
10) Alla fine della lezione, ci si dispone come all’inizio eseguendo tutti insieme il zarei (saluto in ginocchio) pronunciando ad alta voce “domo arigato gozaimashita” (grazie infinite) tra maestro ed allievi. Dopo il saluto al maestro, si fa zarei con i partner con i quali si è praticato (è di norma sempre il kohai che si avvicina per primo al sempai).
11) Coloro che guardano la lezione devono rimanere in silenzio, evitare di bere o masticare gomme.
12) Finita la lezione, ci si cambia rapidamente e in silenzio rispettando gli altri allievi che stanno ancora praticando.
13) Si paga la quota associativa all’inizio di ogni mese.

Fabrizio Ruta

martedì 6 dicembre 2011

La parola al Maestro Ruta

Creare un sè che non si contrappone

Il cammino spirituale si può riassumere, in ultima analisi, come la ricerca dell'Unità.
In termini cristiani questo viene tradotto come “amare Dio con tutto il proprio cuore” arrivando a sentire, come affermò Gesù, che “Io e il Padre mio siamo uno”. 
Spesso si usano altre espressioni come “diventare uno con l'Universo”, illuminarsi, raggiungere il samadhi...
Se osserviamo il mondo in cui viviamo, vediamo che si tratta di un mondo polare fatto di contrasti, di chiaroscuri, di alternative escludentesi reciprocamente, di continue lotte, di scelte tra questo o quello.
Qui regna la polarità, la divisione, l'io e il te, l'esterno contrapposto all'interno, le valli e i picchi che si contrappongono tra loro irriducibilmente, l'ingiustizia, il bene e il male.
Sì, il nostro mondo esteriore è fatto così e non è modificabile in questa sua struttura profonda: al giorno seguirà sempre la notte, la nascita porterà inevitabilmente alla morte, la malattia farà da controcanto alla salute. D'altronde questo mondo è quello che è, né giusto, né sbagliato.
Se non possiamo fare nulla per modificare il reale, possiamo però cambiare la nostra prospettiva interiore e il modo di rapportarci ad esso.
Si tratta di fare una scelta di consapevolezza e modificare il nostro atteggiamento, il punto di vista: il mondo rimane allora quello che è nella sua perfetta imperfezione, lo accettiamo totalmente lasciando che la realtà si dispieghi liberamente senza cercare di cambiarla.
Così invece di combattere contro quello che non ci piace, che ci provoca fastidio, rabbia o paura scegliamo consapevolmente di unirci a questa scomoda realtà.
Alla fin fine, ci sono due atteggiamenti possibili: la contrapposizione o l'unione.


1 - Contrapposizione

COSCIENZA <--------> REALTA'

2 – Unione
(Non-contrapposizione)

Nel primo caso quando seguiamo la contrapposizione rimaniamo chiusi, contratti, divisi e alimentiamo stati d'animo come depressione, rabbia e paura; lottiamo, entriamo in contrasto e contribuiamo alla separazione e disarmonia nel mondo.
Invece, quando scegliamo di unirci, il nostro cuore rimane aperto e disponibile, dice di si e ci troviamo nella pace nonostante la presenza di difficoltà.
Vediamo degli esempi nella tabella sottostante:
CONTRAPPOSIZIONE
UNIONE
polarità
unità
relativo
assoluto
o/o
e/e
io e tu
noi
paura
amore
confini/delimitazioni
libertà
lotta
armonia
separazione
Unione

Passiamo ora all'Aikido, se vogliamo seguire la seconda via, quella dell'unità, così come insegnato dal maestro H. Tada (sulla scia degli insegnamenti del Fondatore, Morihei Ueshiba), occorre “creare un sé che non si contrappone” dal quale nasce, naturalmente un movimento assoluto. Tutte le barriere scompaiono e la libertà e l'amore si sostituiscono alle differenziazioni e alla paura.
Ecco che la lotta per la vittoria e la sopraffazione degli avversari si trasforma in aiki cioè unione con l'altro.
Uke e tori diventano come Shiva-shakti dell'induismo o lo yin e lo yang del tao, che si sostengono reciprocamente in un mutuo abbraccio che crea il Tutto.
Questo Sé che non si contrappone nasce da uno stato interiore di pace e di connessione con il proprio Vero Io per raggiungere il quale la pratica di anjodaza (vuoto mentale) e del pranayama (esercizi di respirazione), risultano centrali. Da questa condizione di non-lotta scaturiscono le meravigliose tecniche dell'aikido che trovano la loro origine nello spazio sacro dello Spirito Universale.
Siamo allora liberi nel senso più profondo, interiore perché avendo rinunciato alla contrapposizione e alla illusione della separazione, viviamo in una condizione di unità, fratellanza e connessione con il Tutto.
Allora i nostri movimenti acquistano libertà, chiarezza e potenza.
Fabrizio Ruta

Il nuovo blog dello S.B.D.

Ciao Amici,
dopo tre anni  di vita il nostro blog cambia aspetto, indirizzo web e caratteristiche.

Da oggi il vecchio blog ( http:// shinbudojo.blogspot.com ) non sarà più aggiornato, ma rimarrà sempre consultabile.
Sarà un pò come la memoria storica degli accadimenti che si sono susseguiti nel nostro dojo negli anni passati.

Una specie di album di vecchie foto, che non si butta via, ma rimarrà a testimonianza delle attività svolte.
Perchè un nuovo blog?
Per vari motivi.
Innanzitutto avrete notato che è cambiato l'indirizzo web: http://aikidobari.blogspot.com.
Questo risponde all'esigenza da molti sentita, di un più facile reperimento del nostro blog in rete.
Sicuramente è più facile ricordare aikidobari piuttosto che Shin Bu Dojo.
Dieci ad uno che se passi il secondo indirizzo negli spogliatoi di un palazzetto dove si tiene uno stage, mentre in fretta ti stai infilando il gi, l'amico che ti chiede l'informazione dopo due secondi la ha già dimenticata.

Altro motivo, squisitamente frivolo, la voglia di trovare una forma grafica più accattivante.
Terzo: la voglia di trasformare un semplice " roll " di post in un vero e proprio mini-portale.
Noterete come sia stata inserita nella barra laterale una serie di servizi aggiuntivi.
Avremo uno spazio tipo post-it per le notizie flash.
 E' stato inserito un angolo degli annunci, nel caso aveste bisogno di acquistare o vendere, prestare o chiedere qualsiasi cosa: un'hakama, come un jo o un allenamento extra alle tre del mattino ( sensei permettendo ) e del quale vi è venuta voglia all'improvviso.
Sono state inserite tre webcam installate a Tokyo.
Ci sono i tasti per una condivisione veloce sui maggiori social network.
E' ora più facile scrivere al blog.
Alla bisogna è stato creato un tasto rosso, in basso a destra, che è veramente difficile non vedere.
C'è la solita serie di link interessanti, che vi chiedo di contribuire a rimpolpare con le vostre segnalazioni.
Ho idea di installare anche un canale chat per la messaggistica istantanea.
Più in là potremo pensare anche a trasmettere on line i nostri stages con una webcam dedicata.
Come vedete gli argomenti non mancano e mi aspetto che voi ne suggeriate altri.
Quello che non sono riuscito ad " implementare " alla stregua di un qualsiasi altro widget è la vostra collaborazione.
Abbiamo bisogno dei vostri feed-back.
Diteci tutto quello che vi piace ed ancora di più quello che non vi piace.
Detto questo penso che non vi sia modo migliore di inaugurare il nuovo corso con un post del maestro Fabrizio Ruta.
Grazie a lui ed a tutti voi ed in bocca al lupo per questa nuova esperienza.